Perché è interessante la sentenza 27/1/13 della Commissione tributaria di secondo grado di Bolzano? La risposta è nelle parole dell'avvocato Nicola Ricciardi, esperto di diritto tributario, il quale ha commentato la decisione della Commissione che ha come presidente Ranzi e come relatore Mayr. In breve la rivalutazione dei terreni è messa al riparo anche nel caso in cui non sia stata saldata una rata successiva alla prima e anche nel caso in cui non siano stati indicati i valori rideterminati nel modello Unico.
Dalla controversia nata con l’amministrazione finanziaria si è potuto comprendere quali sono effettivamente i requisiti da rispettare per non pagare le imposte sulla plusvalenza derivante dalla cessione del terreno.
Gli adempimenti consistono in una perizia giurata sul valore del terreno, nel pagamento dell’imposta sostitutiva, e nell’indicazione dell’ammontare rideterminato dei terreni sul modello Unico relativo all’anno in cui gli stessi hanno subìto una rivalutazione.
Nel processo di primo grado il giudice ha dato ragione ai contribuenti e il successivo appello dell'amministrazione finanziaria è stato respinto, seguendo l'orientamento della circolare 35/E/2004 e della 1/E/2013 che ha precisato, riguardo alla mancata indicazione dei nuovi valori dei terreni (affrancamenti), che fa scattare esclusivamente la sanzione prevista per la violazione degli obblighi formali (da un minimo di 258 euro a un importo massimo di 2.065 euro).
La sentenza, quindi, fa luce su una situazione giuridica precedentemente poco chiara e, come sottolinea l'Avvocato Ricciardi, è opportuno essere informati riguardo all’attuale orientamento della giurisprudenza, affinché tutti i contribuenti si possano cautelare da determinate pretese non necessariamente dovute al fisco.
